Tra mare ed imprese: B Marzio è a Trapani
La rubrica B Marzio fa tappa in Sicilia insieme al mister Calori ed al tifoso Francesco Giliberto.
Un passo dietro l’altro, e le mura di Trapani prendono forma in una mattinata di aprile che ha già tutti i connotati dell’estate. I gabbiani non mentono. E il mare è così trasparente da guadagnarsi continui sospiri. I luoghi in alcune circostanze assumono un ruolo determinante, come quando ci si racconta, come quando si entra in confidenza, magari per la prima volta. Alessandro e Francesco, un passo dietro l’altro, si sono raccontati. Allenatore il primo, tifoso il secondo. Non distanti, ma uniti. Non solo dallo stesso colore di giacca e camicia, ma dallo stesso obiettivo. Per le vie del centro storico non è facile incontrare Calori: “Non ho avuto ancora il tempo di godermi a pieno la città, sono stato e sono troppo impegnato col lavoro”. Francesco Giliberto non tentenna e chiede diretto: “Ma chi te l’ha fatto fare?”. La gente passeggia, si accorge, sorride. Il mister risponde: “Il presidente Morace mi ha convinto in un secondo, ero predisposto, mi piacciono le sfide con me stesso, quelle impossibili”. Eh già. Portogruaro e Brescia insegnano. Non ha poi tanto torto. E se il suo Trapani dovesse salvarsi alla fine di questa “missione fantastica”, come lui stesso l’ha definita, sarebbe un traguardo storico: mai nessuna squadra che abbia chiuso il girone d’andata a tredici punti, si è salvata.
I ragazzini ascoltano in silenzio sul muretto, vedere Calori tra la gente è stata finora una cosa rara. Sono curiosi, come Francesco. Ma che tipo è quest’allenatore? : “Sono molto riservato, ed in questo momento sono concentrato sul lavoro e credo che sia giusto che l’attenzione e gli apprezzamenti siano tutti per i miei ragazzi. Ma in realtà sono un vero sanguigno”. La prima vera opportunità per un tifoso di avere uno scambio con l’allenatore della squadra del cuore, la stessa squadra che porta a fare cose assurde, aggiunge Francesco, sapendo di essere capito: “E’ un Amore che nasce dal profondo. La prima volta che andai allo stadio i granata erano in Eccellenza, era l’84, avevo 9 anni. Tapani – Mascalucia, finì 1-1. Stagione 93-94, serie C, il Trapani gioca in casa col Bisceglie. Mia sorella festeggiava la Prima Comunione, a metà banchetto andai via per andare allo stadio. Mia madre e mia sorella non mi parlarono per due giorni, ma la fede è fede”. Calori, annuisce, come chi sa come si tifa, proprio come lui ha fatto per la squadra del suo cuore, l’Arezzo, la squadra della sua città. “Ero un piccolo ultrà”. Continuano i passi e le parole. Ma a Calori, Francesco, non può non chiedere di quel Perugia – Juve, del suo gol che cambiò l’esito di un campionato: “Se la gente, ancora dopo 17 anni mi chiede ancora di quella partita, è perchè abbiamo fatto capire che tutto è possibile”.
Ora è il momento di una foto chiesta dai passanti, con garbo. Si adeguano al personaggio. Francesco attende il suo turno, come attende questo finale di stagione, in trepidazione, come l’allenatore : “ Insieme possiamo farcela . La cosa bella che mi è piaciuta da subito, è stata che i tifosi sono sempre stati vicini alla squadra. Quando hanno visto che i ragazzi hanno fatto rivivere l’anima della squadra e di conseguenza della città, è stato un coinvolgimento totale. L’entusiasmo può essere davvero l’arma in più”. Sette partite da vivere tutte d’un fiato. E la scaramanzia è d’obbligo: “Qui ho imparato a toccare di tutto – dice Calori – ho fatto delle promesse, ma per mantenerle tutte mi ci vorrà una settimana”.
Francesco ed Alessandro sono sulla stessa linea di pensiero. E’ rassicurato il primo, sorride il secondo. I tifosi ed il loro Trapani hanno una strada comune. Un percorso da fare a braccetto. In allenamento Calori corre insieme ai suoi ragazzi, perchè tutti, nessuno escluso, fanno la loro parte. Ci si stringe, verso la salvezza, col più classico dei “Tutti per uno, uno per tutti”. Come lungo le mura di Trapani, che si materializzano, un passo dietro l’altro.
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