Venezia senti Benussi: “quella rimonta nel playout col Bari…”

Dopo la sconfitta nell’andata dei playout, il Venezia si troverà costretto a vincere contro la Salernitana per mantenere la categoria. Per evitare supplementari ed eventualmente rigori, ai lagunari serviranno due reti di scarto, in caso di vittoria con un solo gol in più dei rivali invece, visto che le due squadre hanno chiuso il campionato con gli stessi punti in classifica, ci saranno extratime o tiri dal dischetto per decidere la quarta retrocessa in Lega Pro. Tra i tanti calciatori che hanno vestito la maglia del Venezia ce n’è uno che, peraltro da veneziano doc, un playout l’ha giocato. E l’ha vinto. Una partita incredibile quella del 19 giugno 2004 con gli arancioneroverdi che ribaltarono lo 0-1 dell’andata in casa del Bari e mantennero la categoria. Francesco Benussi, portiere di sicuro affidamento e grandi qualità, sarà al Penzo domenica per seguire da vicino il ritorno dei playout della Serie BKT nell’ambito dell’accordo fra Lega B e Aic sugli Ex calciatori in campo.

Lei ha iniziato la carriera indossando la maglia del Venezia, peraltro in Serie A a soli 18 anni, che emozione è stata?

Non è solo l’esordio, direi che tutta l’esperienza da calciatore non possa trascendere dal Venezia. Lì sono cresciuto, ho fatto le giovanili, e lì ho iniziato a giocare come professionista. Iniziare in A così giovane non capita a tutti, mi sento fortunato, oltretutto con la squadra della mia città. Di fatto è stato come realizzare un sogno poi chiaramente le strade alle volte si devono dividere ma l’affetto per questi colori è sempre grande. Poi tra i tanti ricordi che ho c’è quello del playout vinto col Bari nel 2004, con l’andata persa 1-0 al San Nicola e con un ritorno giocato alla grande, soprattutto nel secondo tempo. Vincemmo nel recupero e ricordo che è stata un’emozione fortissima.

A proposito di playout, proprio come 15 anni fa oggi il Venezia si gioca la salvezza nello spareggio contro la Salernitana. Anche alla luce dell’andata, che partita pensa possa essere quella di domenica?

A prescindere dal gol di Zigoni, direi che è una gara apertissima. Lo dico perché ho visto un Venezia vivo praticamente sempre, capace di reagire a una Salernitana che ha approcciato il match benissimo trovando subito il doppio vantaggio. Però i ragazzi di Cosmi sono stati bravissimi a non perdersi d’animo, a creare tantissime palle gol. La rete è arrivata alla fine meritatamente ma secondo me avrebbero potuto farne anche altre. Perciò domenica mi aspetto una partita dal pronostico tutt’altro che scontato. Chiaramente il Venezia deve vincere, quantomeno per arrivare ai supplementari o ai rigori, ma in queste gare serve grande lucidità e pazienza.

Cambiamo per un attimo discorso. L’Italia Under 20 al Mondiale si giocherà l’accesso alla semifinale contro il Mali. Lei ha vinto un argento nell’Europeo Under 19 nel 1999, quando giocava in B. Ecco, secondo lei, quanto la cadetteria può aiutare le nazionali e il movimento calcistico del nostro Paese?

La B è fondamentale, soprattutto per i giovani. Ce lo dimostrano i fatti. Tante squadre puntano molto sui settori giovanili e non hanno paura a raccogliere i frutti del loro lavoro mandando in campo subito i giovani. Quello cadetto è sempre stato un campionato utile per crescere e negli ultimi anni lo è di più anche, forse, per la mole di stranieri che gioca in Serie A. La speranza è che questi ragazzi possano trovare spazio perché sono molti quelli di talento e lo abbiamo visto anche con le convocazioni nelle varie rappresentative.

Chiudiamo parlando di lei. Cosa fa adesso e cosa vuole fare da grande?

Avevo in mente di continuare a giocare ancora qualche anno, poi però il mio fisico non mi ha assistito. Ho avuto qualche problema al ginocchio e allora ho deciso di fermarmi. Adesso, insieme ad un altro portiere molto bravo come Aprea, che è anche un grande amico, gestisco una scuola per portieri che direi è unica nel suo genere. Abbiamo circa 100 iscritti che vengono da tutta la zona del veneziano e si affidano a noi per gli allenamenti quotidiani. Poi, a parte questo, sto prendendo il patentino per preparatore dei portieri. Insomma il calcio resta la mia passione e non ho intenzione di metterlo da parte.

 

Montervino all’Arechi per l’andata dei playout: “adesso parli il campo”

Tempo di playout per Salernitana e Venezia, con il campo che deciderà la quarta retrocessa dopo Foggia, Padova e Carpi. Un finale thrilling per la Serie BKT che, dopo la promozione dell’Hellas Verona, è in attesa dell’ultimo verdetto. La gara dell’Arechi sarà anche un’occasione speciale per ritrovare una vecchia conoscenza granata, ma più in generale del calcio italiano, Francesco Montervino. L’ex capitano dei campani infatti sarà in tribuna per assistere al match nell’ambito dell’accordo fra Lega B e Aic sugli Ex calciatori in campo.

Lei ha chiuso la carriera a Salerno, che ricordo ha di quel periodo?

Nella mia esperienza granata ho 2 momenti particolarmente importanti, uno negativo e uno positivo: la sconfitta nella finale playoff con l’Hellas Verona che di fatto ha portato anche al fallimento della società e la rinascita, con la vittoria del campionato di D e il ritorno in C1 da capitano, cosa che mi ha fatto legare particolarmente a questi colori e che mi ha dato ancora di più responsabilità.

Da calciatori ne ha giocate tante di partite importanti, quindi sicuramente potrà dirci una sua impressione su questo playout.

Da ex calciatore non posso che dire che si tratta di una situazione particolare, strana quantomeno. Perché un calciatore vive di emozioni quindi staccare la spina e riattaccarla non è semplice ma una volta che è stato messo tutto da parte conta il campo. La squadra che sarà più pronta psicologicamente avrà la meglio, sarà una battaglia sportiva e un pronostico non posso sinceramente farlo. Sicuramente mercoledì a Salerno ci sarà un clima infuocato, e sono contento di assistere ad una gara che si preannuncia così tanto equilibrata.

Mentre, più in generale, della B cosa pensa?

Spero tanto che quando la gente parlerà di questo campionato si potrà ricordare delle belle favole che sono state scritte e non degli aspetti extra sportivi. Parlo della promozione del Lecce, con Liverani, che ho incontrato proprio in questi giorni, che ha creato un gruppo unico e ha ottenuto un risultato davvero incredibile con una doppia promozione che non può essere dimenticata. O di quella del Brescia, che dopo tanti anni è tornato nell’Olimpo del calcio. Per non parlare dell’Hellas che, dopo un campionato altalenante, ha trovato la quadratura del cerchio e ha conquistato i playoff. Un campionato che anno dopo anno si conferma appassionante fino alla fine e che non merita di essere ricordato per altri aspetti.

Parliamo di lei, sappiamo che ha svolto ruoli dirigenziali e che è impegnato anche nel sociale soprattutto per l’integrazione. Ecco, che progetti ha per il suo presente e per il suo futuro?

Faccio la premessa che sono un allenatore abilitato ma anche e soprattutto un direttore sportivo. E’ questa la mansione che mi piacerebbe svolgere perché penso sia la più incline alle mie caratteristiche. Mi piace prendermi le mie responsabilità, un po’ come quando ero calciatore. Ho fatto 2 anni a Taranto, la mia città natale, e penso siano stati abbastanza positivi ma adesso sto aspettando il progetto giusto, le chiamate non mancano ma è giusto valutare bene per poter lavorare al meglio. C’è poi il mio impegno in chiave sociale, con dei progetti per l’integrazione degli stranieri nel nostro territorio, ma anche quello con l’Aic che mi permette di essere utile per il calcio italiano anche ai giovani calciatori.

Benevento-Cittadella con Iezzo: uno sguardo da vicino all’ex compagno Bucchi

Nella stagione 2005/2006 uno parava e l’altro segnava. Così quel Napoli, dopo anni di fatiche, riuscì a ritornare in Serie A rimettendo le basi per tornare una grande del calcio italiano. In porta Gennaro Iezzo, davanti Cristian Bucchi. Proprio l’ex numero uno partenopeo domani sera sarà ospite del match del Vigorito tra Benevento e Cittadella, nell’ambito dell’accordo fra Lega B e Aic sugli Ex calciatori in campo, a guardare, tra gli altri, l’ex compagno di squadra giocarsi gli spareggi per la promozione nella massima divisione.

Gennaro Iezzo, lei che conosce bene Bucchi, che idea si è fatto di come avrà preparato il match di ritorno il tecnico del Benevento?

‘Cristian non lascia nulla al caso. Sicuramente il Benevento partirà con due vantaggi non di poco conto: il risultato dell’andata e il calore del pubblico di fede giallorossa. Ma è molto esperto e saprà sicuramente che nel calcio nulla è scontato. Anche e soprattutto perché di contro ci sarà un Cittadella che oramai è una bella realtà del calcio italiano, una squadra che gioca bene e che può mettere in difficoltà chiunque. Venturato ha messo su un gruppo capace di grandi imprese e di giocarsela alla pari con tutti’.

Quindi, a prescindere dall’andata, lei vede una partita ancora dall’esito tutt’altro che chiuso.

‘Esattamente. Il verdetto arriverà solo al termine dei 180′ e non si può certo dare nulla per scontato. Certamente è favorita la squadra di casa, vista anche la vittoria in Veneto, ma sarà una gara da seguire fino alla fine’.

Secondo lei, a questo punto, chi è favorito in questi playoff per fare compagnia a Brescia e Lecce in A?

‘Anche in questo caso la risposta non è scontata. Sicuramente Benevento ed Hellas Verona sono squadre con un grande tasso tecnico, grandi qualità con le quali sono state costruite per vincere il campionato senza passare dai playoff. Magari questo potrebbe essere un pericolo per queste due squadre, che magari non si aspettavano di giocare anche questi spareggi. Però in queste gare l’esperienza diventa fondamentale e i calciatori di queste due squadre ne hanno molta. Probabilmente, se dovessi sbilanciarmi, direi che queste due potrebbero essere le favorite ma sinceramente a questo punto della stagione è tutto apertissimo’.

Ieri è scattato il Mondiale Under 20 con 7 convocati dalla B. Che pensa di questo campionato cadetto lei che in carriera l’ha vinto più di una volta?

‘La serie cadetta è sempre stata una palestra per i giovani, per questo non mi stupisce vedere tanti convocati nelle rappresentative nazionali. Da sempre l’ossatura della Nazionale è stata composta da gente che ha fatto esperienza in B perchè si tratta di un campionato vero, equilibrato, combattivo, ed è quindi formativo al massimo. Poi c’è stato un periodo in cui si preferiva una B con una maggiore esperienza ma negli ultimi anni si è tornati a puntare sui giovani. E questo non può che far bene al calcio italiano che anche da qui può ripartire e tornare ai posti che gli competono’.

Chiudiamo parlando di lei: è rimasto nel mondo del calcio, che progetti ha per il futuro?

‘Attualmente lavoro con i ragazzini nella mia città, Castellammare di Stabia, ma sogno di tornare ad allenare i grandi. L’ho fatto in passato e sto lavorando per tornarci anche se è dura. Ma non mi arrendo, aspetto l’occasione giusta’.

Renica dalla Francia a Verona: “Al Bentegodi nulla è scontato”

E’ nato in Francia ma non si può dire che non sia italianissimo: Alessandro Renica, classe 1962, già a 3 anni è rientrato in Italia, a Verona per l’esattezza, e con la formazione scaligera ha vestito i colori dal 1991 al 1993, un grande traguardo per uno che da ragazzino era “malato” di Hellas. Domani sera, nell’ambito dell’accordo fra Lega B e Aic sugli Ex calciatori in campo, Renica sarà al Bentegodi per gustarsi la semifinale tra gialloblu e Pescara, un match di cartello tra due squadre dalla grande tradizione calcistica.

Qual è il primo ricordo che le viene in mente se si parla di Verona?

‘Beh, ce ne sarebbero tanti. Innanzitutto io da ragazzino ero tifosissimo, malato praticamente, dei colori gialloblu. Potrei raccontare tante cose, tante esperienze, ma mi basta dire un nome per far capire a tutti quello che voglio dire: Gianfranco Zigoni. Ecco io mi godevo le sue prestazioni, e questo la dice lunga in che contesto ho mosso i primi passi come tifoso dell’Hellas Verona’.

E adesso segue ancora l’Hellas?

‘Sicuramente meno di prima anche a causa del lavoro. Mi trovo a seguire perlopiù il Napoli, altra città che ha un certo valore nella mia vita, ma mi capita comunque di informarmi sulle prestazioni della squadra di Aglietti. Anche perché da allenatore comunque uno deve tenersi informato, e a me piace fare le cose bene’.

Mercoledì sera al Bentegodi arriva il Pescara per la semifinale playoff, che partita sarà?

‘Come dicevo prima per fare delle analisi specifiche bisogna conoscere fino in fondo tutte le variabili e gli ambienti. Visto che non posso giudicare questi aspetti in maniera precisa posso dire la mia idea generale di questo match, anche alla luce della mia esperienza e della mia conoscenza del calcio. Bisogna fare una premessa e dire che, a livello fisico, le due squadre arrivano in due momenti contrapposti: il Pescara entra in scena adesso, avendo ottenuto un miglior piazzamento in classifica, l’Hellas Verona invece ha disputato addirittura i supplementari nel turno preliminare contro il Perugia. Quindi, almeno a livello atletico, potrebbero esserci delle difficoltà per i padroni di casa e proprio su questo potrebbe puntare Pillon per mettere sui giusti binari il match, senza dimenticare che, visto il miglior piazzamento in classifica, il Pescara può contare anche sulla possibilità di arrivare in parità al termine dei 180′. Però Aglietti ha dimostrato di avere una squadra con una grande capacità offensiva, con tanta qualità e che sicuramente è molto competitiva. Poi naturalmente parlerà il campo, fare pronostici in questo momento è impensabile’.

E più in generale di questa B cosa pensa?

‘La serie cadetta è il palcoscenico migliore per non bruciare i giovani e per lanciarli nel calcio che conta. I grandi club, quelli che giocano le coppe europee, hanno difficoltà a gestire tutta la rosa e tutti i giovani senza bruciarli. Ecco allora che la B diventa una palestra vera e propria e le ultime convocazioni nelle rappresentative azzurre ne sono la prova. La B è un campionato molto difficile, equilibrato, in cui le motivazioni sono pazzesche e l’equilibrio è una caratteristica diventata “tradizionale”. Sicuramente un campionato come questo serve all’intero movimento perché permette ai talenti del domani di fare un’esperienza molto formativa che possa lanciarli subito nei grandi palcoscenici’.

Nella foto, Alessandro Renica (3° in alto a partire da destra) ai tempi dell’Hellas Verona.

Pasinato da Cittadella: divertiamoci con il Benevento

Giancarlo Pasinato è molto più dell’ex del Cittadella che seguirà al Tombolato la semifinale col Benevento. Infatti l’ala dello scudetto targato Bersellini è di Cittadella, ha iniziato nel Cittadella e concluso nel Cittadella. Ed è abbonato al Cittadella. Domani sera, nell’ambito dell’accordo fra Lega B e Aic sugli Ex calciatori in campo, vedrà arrivare la corazzata di Cristian Bucchi e a pensarci si sfrega già le mani.

Partiamo dalla fine o meglio dal futuro, che partita si aspetta?

‘Il Cittadella non è capace di aspettare l’avversario ma gioca, se poi gli altri sono più bravi… complimenti Il Benevento doveva farla da padrona in campionato ma ha avuto alti e bassi, tuttavia ha giocatori e qualità da vendere. Anche quella di Bucchi non è una squadra che aspetta e riparte, ma impone un metodo. Ci sarà da divertirsi’.

Quindi pronostico aperto?

‘Una gara da tripla, come si dice in questi casi. Difficile sbilanciarsi. Certo il Benevento sulla carta, per organico e anche per posizione in classifica, resta favorita. Ma come accaduto anche a Spezia chi l’ha detto che il Cittadella non possa fare lo sgambetto?’.

Chiaro. Facciamo un passo indietro. Torniamo a quel 1973, a quel Pasinato che giocava negli allievi e che ebbe la possibilità di esordire in prima squadra, e a quel signore, Angelo Gabrielli, che proprio in quell’anno ebbe l’intuizione di mettere insieme le due squadre più importanti del paese…

‘Era un uomo e un imprenditore illuminato. Ero giovane e allora non capivo la portata del progetto che c’era dietro alla fusione fra Olimpia e Cittadellese, all’idea che una città di 20mila abitanti se voleva pensare in grande doveva mettere insieme le proprie forze, partendo dalle due realtà calcistiche più importanti del territorio’.

Un altro piccolo sforzo con la memoria… Come nasce il Pasinato giocatore.

‘Dai campi dietro casa dove si giocava e ci si divertiva con gli amici. Poi un giorno un cugino mi disse: andiamo a provare? Da lì iniziai, prima come difensore poi a 14-15 anni quando mi formai fisicamente da giocatore di fascia’.

Quindi dopo lo scudetto nell’Inter, il campionato vinto in B con il Milan e con l’Ascoli di Mazzone è tornato a Cittadella… Affetto o che?

‘Direi un po’ caso e un po’ opportunità. Arrivavo da un brutto incidente che mi stava compromettendo la carriera. L’allenatore di allora, del Cittadella in Serie D, mi disse: ‘dai vieni ad allenarti con noi’. Non mi sembrava vero per me che vivevo di calcio. E allora iniziai a giocare con loro e vincemmo il campionato, fu Serie C2 la prima volta per il Cittadella fra i professionisti’.

Vede spesso il Cittadella?

‘E’ il secondo anno che faccio l’abbonamento, ho una scuola calcio, l’Union campo San Martino, che non mi permette di assistere alle partite al sabato. Ma con gli anticipi e i posticipi quest’anno sono stato fortunato. Vedo una società seria, che lavora con i giovani e fa le cose per bene. Una società che negli ultimi anni è stata in grado di mantenere la categoria e da tre arriva ai playoff, giocandoli bene’.