Tutta la Serie BKT #entraingioco per la protezione all’infanzia

Una giornata, tanti protagonisti. Per 24 ore, tutti i campi della Serie BKT sono diventati un unico palcoscenico per la campagna solidale #entraingioco, a supporto del progetto di Fondazione Cesvi per la protezione dell’infanzia in Italia.

L’attività ideata da BKT – Title Sponsor per il terzo anno della Serie BKT – vuole proporre ai tifosi, nel periodo delle feste, un’importante riflessione.

Tutti i bambini hanno il diritto al tempo libero, al gioco e alle attività ricreative proprie della loro età; anche La Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia è esplicita in merito. Sappiamo però che non tutti hanno i mezzi appropriati per una crescita sana.

 

Questo messaggio di diritto al gioco è stato veicolato in tutti gli stadi della 14° giornata della Serie BKT, grazie al coinvolgimento delle squadre e dei loro capitani, che hanno fatto affidamento sulla potenzialità del calcio nel veicolare messaggi significativi.

La nostra grande gara di solidarietà è partita lunedì (21/12) con il calcio d’inizio di Salernitana-Virtus Entella, e ha attraversato i campi del paese, da Cosenza a Pordenone, con la stessa meccanica. Tutte le partite hanno avuto inizio solo dopo che un bambino, tifoso della squadra di casa, ha portato il pallone a centrocampo.

Il pallone, infatti, non è stato una semplice comparsa, ma un simbolo di quello che manca a tanti bambini in Italia, e non solo. Per questo facciamo l’invito: #entraingioco insieme a noi. In questa speciale partita di solidarietà, abbiamo bisogno di una bella azione. La tua. Vai su charitystars.com/entraingioco per fare squadra a protezione dell’infanzia.

 

Le donazioni a Fondazione Cesvi sono aperte. Da 28 dicembre a 13 gennaio andranno in asta tutte le maglie indossate dai capitani delle squadre di Serie BKT nella 14° giornata, firmate e donate da loro. A questi cimeli, un piccolo regalo a disposizione dei tifosi, si aggiungeranno anche i 10 palloni utilizzati nelle partite del turno calcistico di Natale. BKT raddoppierà l’importo che verrà raccolto attraverso i contributi e l’asta, per una donazione a favore di Fondazione Cesvi.

La campagna #entraingioco è un’azione in cui fanno squadra BKT, Lega B, i Club, l’Associazione Italiana Calciatori, Fondazione Cesvi e Havas Sports & Entertainment.

 

Growing together, format di Dazn sulla Serie BKT

Presentato oggi in live streaming “Growing Together,” il progetto di DAZN nato in collaborazione con BKT, e supportato da Havas Media e da Lega Serie B, racconta la Serie BKT in un viaggio alla scoperta di talenti sportivi e realtà innovative locali che fanno del nostro territorio un serbatoio inesauribile di eccellenze, fuori e dentro il campo da calcio.

Sei città, sei storie. Si svilupperà così il nuovo contenuto originale DAZN, disponibile sulla piattaforma di streaming a partire dal 18 dicembre e che si aggiungerà all’ampio catalogo di contenuti originali realizzati da DAZN, in linea con la strategia aziendale del Gruppo per offrire ai tifosi un’esperienza di visione sempre più ricca e completa. Si inzierà con Reggio Calabria (18 dicembre), poi Salerno (21) e Ferrara.

“Growing Together” mette insieme il percorso di calciatori all’interno della città in cui gioca la propria squadra di Serie BKT e quello di tanti giovani che nella vita hanno saputo mettersi in gioco, viaggiare, per poi tornare al luogo d’origine regalando al territorio competenze e conoscenze acquisite dando vita a startup innovative, sperimentali e sostenibili e che sono oggi il fiore all’occhiello di moltissime province italiane.

Attraverso lo sport, e in particolare il calcio, “Growing Together” sottolinea valori condivisi come innovazione e legame con il territorio in grado di scardinare clichè e pregiudizi che spesso ruotano attorno alla realtà provinciale che si rivela, invece, autentica fucina di talenti e di campioni.

 

Veronica Diquattro – Chief Customer & Innovation Officer DAZN

“Siamo orgogliosi di questo progetto che è, prima di tutto, il racconto di persone che credono fortemente in una loro idea e la portano avanti con tenacia. E’ un percorso di scoperta delle eccellenze: le eccellenze del calcio, del territorio, dell’innovazione con l’obiettivo di dare voce e visibilità ai talenti e alle grandi potenzialità, spesso nascoste, del nostro Paese. Il legame con il territorio, la sostenibilità e l’innovazione sono valori condivisi da DAZN come da tutti i partner coinvolti in questo progetto e insieme abbiamo l’’opportunità di raccontarli e di farli conoscere tutti gli appassionati di sport”

Lucia Salmaso – CEO BKT Europe

“Siamo un’azienda B2B peculiare. Produrre pneumatici specializzati non ci impedisce di essere grandi appassionati di sport e sostenitori di talenti. Ci piacciono le nuove idee e chi pensa in modo originale, non convenzionale. Per questo siamo orgogliosi di poter supportare queste brillanti iniziative imprenditoriali. Il futuro dipende dai talenti e noi siamo fieri di dare il nostro appoggio a ‘Growing Together’, che è la sintesi perfetta della nostra filosofia. Auguriamo a tutte le start up coinvolte un grande successo.”

Mauro Balata – Presidente Lega Serie B

“La Serie BKT va oltre al mero significato di campionato sportivo. È la nostra missione essere vicino ai territori, aiutarli a crescere come dimensione economica e sociale. Allo stesso modo di come facciamo crescere centinaia di ragazzi ogni anno, nei nostri settori giovanili ma anche nelle prime squadre e così come abbiamo cura per le realtà del terzo settore con cui sviluppiamo ogni anno progetti solidali che portano concreti aiuti con chi ne ha bisogno. Siamo orgogliosi di avere incontrato sulla nostra strada partner come BKT e DAZN che condividono con noi i medesimi valori e si pongono gli stessi obiettivi”.

Stefano Spadini – CEO Havas Media Group

“Il momento storico che stiamo attraversando ci ha posto molte sfide, e per usare un hashtag caro agli amici di BKT siamo stati davvero #prontisuognicampo, anche su quello più imprevedibile. Questo progetto aggiunge un tassello importante al percorso di BKT: l’azienda ha saputo cogliere tutto il valore dello sport e ha creduto nell’importanza di continuare a comunicare per rimanere vicino alle persone. Il sostegno al mondo delle startup incontra perfettamente i valori del cliente: promuovere la cultura su tutto il territorio e fare emergere i talenti. Siamo soddisfatti della partnership con BKT che ha l’obiettivo di aumentare la sua awareness e ringraziamo DAZN che ha investito insieme a noi in questo progetto.”

 

Giochiamo in casa… a Benevento

Giochiamo in casa è l’iniziativa realizzata nell’ambito della sponsorizzazione della Serie BKT che, con la partecipazione della Lega B, ci porta a scoprire le formazioni del campionato da un punto di vista inedito: quello dei suoi tifosi.
In questo emozionante viaggio, abbiamo raggiunto Benevento e la sua emozionante storia.
Un undici spumeggiante, un pubblico presente e un presidente appassionato come il primo dei tifosi hanno contribuito a portare la formazione in vetta alla classifica, con cinque vittorie consecutive prima dello stop forzato. È la squadra del goal “all’ultimo minuto”, quello del 2-2 siglato dal portiere Brignoli, nel leggendario Benevento-Milan di Serie A.
Ma è anche la squadra di Raffaele e di suo nonno Giovanni, scomparso di recente, con cui ha imparato ad amare il calcio, lo stadio, il giorno della partita. In questa intervista c’è dentro tanta emozione, una storia di tifo che si fa storia di vite e affetti, di presenza, calore. Perché è forse questo, il vero motivo del calcio.
Stare vicini, amarsi, condividere le emozioni, non dimenticarsi mai.
Sei un grande tifoso del Benevento, ma il premio che hai ricevuto era dedicato a tuo nonno, purtroppo mancato di recente. Da un certo punto di vista, hai ricevuto in eredità una grande passione.
Mio nonno Giovanni mi ha portato allo stadio sin da piccolo, dico sempre che io vado allo stadio praticamente da quando sono nato. Lui aveva davvero una grande passione. Affermavamo sempre che mio nonno era tifoso da prima che esistesse il Benevento, perché è nato nel 1928 e il Benevento nel 1929. Siamo andati insieme allo stadio fino a quest’anno e, quando ci penso, sono felice che lui, dopo aver visto tanti campionati di B, sia riuscito ad arrivare in Serie A.
Tra le squadre di Serie BKT, qual è la particolarità del Benevento secondo te?

Siamo una squadra che davvero non molla mai. Le avversità che abbiamo superato nel corso degli anni ci hanno forgiato una sorta di “corazza”, che in effetti è servita. La grande particolarità è stata avere un presidente come il nostro. Non è da tutte le squadre avere un presidente così appassionato e tifoso.
La partita che ricordi con più emozione?

In serie B quella col Catania, con goal di Campagnacci (Benevento-Catania 1-0 del 17/04/2016). Nell’anno della prima serie A quella contro il Frosinone con goal di Ceravolo al 93’ (Benevento-Frosinone 2-1 del 12/05/2017).
E poi, come dimenticarlo, il goal di Brignoli contro il Milan, qualcosa di indimenticabile davvero (Benevento-Milan 2-2 del 03/12/2017).
Com’è stato vivere un periodo così lungo senza calcio?
Duro, perché è venuto meno uno degli aspetti che alleggerisce la vita quotidiana. A volte si aspetta proprio la domenica, o il sabato, per andare allo stadio e liberare il cervello da pensieri e complicazioni della vita quotidiana. È mancata una cosa importante.
Come vivi il giorno della partita?

Io ci andavo con mio nonno, sempre. Inizialmente, quando ero piccolo, passava a prendermi lui a casa. Poi col tempo i ruoli si sono invertiti. E arrivavamo allo stadio davvero molto prima del fischio d’inizio. Con gli amici invece, la tradizione è suggellare la vittoria con un liquore Strega, il liquore di Benevento. Sono ritualità da match.
Cosa ti aspetti da questo campionato che sembra stia per ripartire?

Mi aspetto quello che è immaginabile, ossia di raggiungere la promozione matematica al più presto.
Se dovessi mandare un messaggio a tutti gli altri tifosi, cosa gli diresti?
Che finalmente possiamo tornare allo stadio, anche se per adesso solo in video. Ma sarà bello ritornare, poco per volta, a seguire la squadra, fare gli aperitivi prima della partita, ritrovarsi tra amici e, in generale, vivere il calcio liberamente. E poi il campionato ad agosto sarà un po’ come se fossero i Mondiali, quel tipo di emozione.
Per concludere. A che livello è il tuo tifo per il Benevento?

Infinito. E poi con Vigorito chissà cosa può succedere. Se mio nonno ha visto la Serie A, io forse riuscirò a vedere l’Europa.

Giochiamo in casa… a Perugia

Per Giochiamo in casa, l’iniziativa solidale sviluppata nell’ambito della sponsorship della Serie BKT, siamo andati alla scoperta del Perugia e del suo modo di interpretare il calcio. Lo abbiamo fatto con Francesco, che da oltre quarant’anni segue la sua squadra.
Tra le compagini militanti nel campionato 2019/2020, i Grifoni sono quelli che vantano una storia da vera rockstar di provincia.
Sì perché al Curi, negli anni, è successo un po’ di tutto. Dai campionati in Serie cadetta alle promozioni in A, dalla Uefa alle rifondazioni. Sfiorare lo scudetto e poi fallire. I primati: prima squadra a vantare l’imbattibilità di un intero campionato di A, prima squadra con lo sponsor di maglia, prima a interpretare lo sport come uno show. È il Perugia dei Miracoli, che vive il calcio in maniera spregiudicata, affascinante, unica. Nell’intervista che segue, Francesco afferma di amare le stagioni tranquille, sobrie. Tifando una squadra come la sua, è un desiderio che possiamo capire bene.

Lei ha ricevuto un regalo da parte della Serie BKT che premia la sua fedeltà da tifoso. Quanto è importante questo sentimento?
Per me è tutto il Perugia. Io non ho nessun’altra squadra, fuori dal Perugia. Quando è arrivato il pacco, ci sono rimasto. È stata una vera sorpresa, vi ringrazio infinitamente.
Ma va allo stadio tutte le domeniche?
Sì, fino adesso sì, consideri che ho novant’anni. Ci vado sempre, anche se gioca di sera. Del resto, ho l’abbonamento.
E com’è stato vivere senza calcio?
Difficile. Perché c’era un grande timore di questa malattia. Poi a questa età, la paura era anche maggiore. Dalle mie parti si dice “la capra è cotta”. Sa, a un tratto ci hanno tolto tutto quanto, non si poteva più uscire, andare a ballare, andare allo stadio. È stata molto dura.
Cosa pensa della sua squadra, in questo momento?
È una società che definisco calma. È una squadra costruita per non fare soffrire i tifosi, senza paure di retrocessione. Il presidente è una persona bravissima, cerca di far collaborare le persone, lavora bene. Mi piace quando la situazione è calma, senza troppi proclami.
Lei si ricorda quando è diventato un tifoso del Perugia?
Io sono nativo di Collazzone, addirittura della frazione di Casalalta. E lì c’era la passione di andare allo stadio. E allora una volta con quello, una volta con quell’altro, non appena potevo, andavo a vedere il Perugia. A quei tempi non avevo l’auto, per cui dovevo sempre contare sul passaggio di qualcuno. L’abbonamento è arrivato in seguito.
Di tutti gli anni da tifoso, qual è stata la partita più emozionante che ha visto?
A questo non so rispondere, perché quando c’è la partita, per me è sempre una sorta di finale. Le partite del Perugia mi piacciono tutte.
Cosa spera per la sua squadra nel prossimo campionato?
Di fare i playoff. Solitamente noi, quando cominciamo un campionato, siamo sempre veloci a far punti. Se succede anche alla ripresa, possiamo puntare in alto.
Se dovesse mandare un messaggio a tutti gli altri tifosi, in questo momento, cosa gli direbbe?
Che dobbiamo stare col presidente e con i giocatori. Dobbiamo avere pazienza, in attesa che il campionato cominci. Ed è così che faremo un bel campionato di B. E poi chissà, magari può scappare anche una Serie A. Il presidente la volontà ce la mette. E non si sa mai. Parlando di promozione, tutti noi dobbiamo sostenere la squadra. Riuscirci, non è solo una questione di soldi. C’è anche il supporto del tifo, bisogna considerare gli infortuni, le partite, gli investimenti. Per concludere, io tifo Perugia.

Giochiamo in casa… a Pisa

A Pisa il calcio è più che uno sport. Nasce in città, proprio come il suo stadio, uno dei pochi in Italia a trovarsi in zona centrale, a pochi passi dalla Torre di Pisa e dalle incredibili prospettive architettoniche del suo passato.
L’A.C. Pisa 1909 è una squadra che porta con sé l’emozione di grandi trascorsi calcistici, due Mitropa Cup nel palmares, numerose promozioni in Serie A e grandi progressioni in Coppa Italia.
Ma soprattutto, è una squadra che sa rinascere. La sua attitudine racconta molto del carattere dei suoi tifosi, di una leggerezza che coincide con la passione e il tifo più fedele.
Per Giochiamo in casa abbiamo incontrato uno dei protagonisti dei supporter pisani: Claudio Carnicelli. Presente allo stadio dal 1968, Claudio ci racconta, in un’indimenticabile intervista, i momenti migliori della società, le invasioni di campo, le trasferte e le emozioni. Per lui il tifo fa dare il massimo ai giocatori in campo. Per questo vuole ritrovarci tutti allo stadio, quando finirà questa emergenza.
Ha ricevuto un regalo da Serie BKT che premia il suo attaccamento alla maglia. Quanto è forte questo sentimento?
Il sentimento è forte perché seguo il calcio fin da quando ero ragazzino. Il calcio, insieme al ciclismo, mi è sempre piaciuto. Tra i due il calcio. Dal 1968, quando sono tornato su Pisa (abito a qualche km dalla città), ho cominciato a frequentare l’Arena. Non sempre, perché il costo del biglietto era una spesa che non riuscivo a sostenere tutte le settimane. Ai tempi però, all’interno della stadio era presente una casetta in cui abitava il custode. Io ero amico di suo figlio così, nel giorno della partita, entravamo dentro, mangiavano nella casetta e poi, finito il pranzo, guardavamo la partita appoggiati alla rete di contenimento. Splendidi ricordi. Erano altri anni, la curva sud non c’era ancora.
Si ricorda il momento in cui si è reso conto che il Pisa sarebbe stato il suo amore per la vita?
No, perché è una cosa che ho dentro da sempre, non è che è aumentata o cambiata. Non sono un fanatico del calcio, però il calcio mi è sempre piaciuto. È un’emozione che ho sempre avuto dentro. Lei consideri che io sono del 1943; a quel tempo lo sport era quello. Uscivi sulla piazza e giocavi a pallone, c’era il ciclismo, ma oltre a questo nient’altro di particolare. Su Pisa poi venne fuori la pallavolo, ma non era come ora in cui l’offerta di sport si trova ovunque.
Adesso, per dirle, ho due nipoti che non riescono a seguire il calcio perché fanno la canoa. Io sono felice per loro ma non riesco a portarli allo stadio! (ride). Ecco, ai miei tempi era diverso, tutti andavamo allo stadio. E quella passione ti rimane.
Il momento più emozionante di tutti questi anni di stadio.
Non sono uno di quelli che si ricordano le azioni, non ho una grande memoria visiva. Mi ricordo le emozioni che ho provato, ad esempio quando siamo andati in A. Sono uno di quelli che ha fatto invasione di campo, magari contestando chi portava via le zolle ricordo dal terreno di gioco, ma questa passione di fare festa insieme agli altri tifosi mi appartiene. Mi ricordo di un Pisa primo a punteggio pieno dopo due giornate in compagnia di Inter e Milan. Era forse il campionato 1990-91. Sì sì me lo ricordo, era una bella lotta. Ricordo l’emozione di quei momenti, la sensazione di essere più su della Juventus, essere per un attimo davanti a tutti. In generale, porto con me delle splendide emozioni legate al calcio, molte vissute con mia moglie, che è diventata più appassionata di me! Grazie al calcio, grazie al seguire la squadra del Pisa, ho avuto l’opportunità di visitare tutta l’Italia. Mi ricordo di campionati in cui siamo stati in trasferta in Emilia Romagna, nei paesini; stadi in cui noi ospiti eravamo più numerosi dei tifosi di casa, impianti con le tribune realizzate in tubi Dalmine per ospitare più persone e luoghi che non avevo mai visto in precedenza. Mi ricordo più di questi particolari, rispetto al risultato della partita. E sono le emozioni che mi sono rimaste dentro.
Come sta vivendo questo momento in cui il campionato è fermo e si rimane molto a casa?
Sto attraversando un momento particolare, non riesco nemmeno più a guardare le partite in tv. Penso che sia perché, in questo momento in cui il Pisa non gioca, vedere il calcio mi ricorda la difficoltà del periodo. Mi sembra di aver perso qualcosa. Spero di tutto cuore che la mia passione rimanga intatta durante questo periodo, perché siamo stati messi tutti a dura prova e non vorrei mai perdere parte di questo mio sentimento. Questa situazione non ci fa più gustare la vita da tifosi, quello che si prova a esserlo, con tutte le sfumature che ci regala.
In questo periodo però, complice lo stare in casa, ho radunato tutti gli oggetti e i ricordi dei miei anni da tifoso: ho riempito quattro scatole. Ho così trovato i programmi delle partite, le stampate delle formazioni ufficiali, libri promozionali, vecchi tagliandini d’ingresso uguali a quelli del cinema…

Cosa sogna per la sua squadra nel prossimo campionato?
Non sono uno di quelli che fa sogni troppo grandi. Auspico per la mia squadra la serietà della società. Perché in questi momenti difficili una società seria fa la differenza. Deve sapere che, da tifoso, ho vissuto il periodo della presidenza del grande Romeo Anconetani, una persona tutta particolare. Ho dei ricordi bellissimi di quel periodo un po’ oltre le righe. Penso al tifo pisano. Lei consideri che siamo una città di 90.000 abitanti e abbiamo 4.000 abbonati. È una cifra incredibile, che ci fa capire quanto il pisano ami il calcio.
Il pisano “tipo” è un appassionato vero, contrasta il Livorno con molta simpatia, perché il livornese è simpatico, e si scaglia con ardore contro il fiorentino! Anche nell’ambito del calcio vengono fuori tutte le guerre storiche, come quelle tra guelfi e ghibellini. Il toscano è così!
Poi dopo si va a mangiare insieme; col livornese ci si prende in giro e poi si va a bere il caffè insieme. Questo è il toscano.
Per l’anno prossimo mi auguro sinceramente che tutto sia ok, ho già pensato all’abbonamento. L’augurio è per la A.
Se dovesse mandare un messaggio ai tifosi che, come lei, sono lontani dallo stadio cosa gli direbbe?
Io gli potrei dire di stare vicino alla società e di essere pronti a ripartire, senza contestazioni. Continuare a tifare per la nostra squadra. Credo che sia molto importante partecipare alla partita, tornare allo stadio, andare sugli spalti e
tifare per la nostra squadra. In modo che anche i giocatori, sentendo il pubblico, possano dare il massimo in campo.

Giochiamo in casa… a Cosenza

Il nostro viaggio attraverso l’Italia di Serie BKT raggiunge Cosenza per una nuova puntata di Giochiamo in casa, qui dove il calcio incontra la resilienza, dote tanto acclamata in questa primavera di lockdown. Il Cosenza Calcio ha fatto del cambiamento la sua bandiera, rimanendo sempre fedele ai valori principali. Lo dimostra la sua storia recente tra stop, ripartenze, promozioni sfiorate e incredibili rimonte.
Una su tutte quella del 2018/2019; dopo un inizio che sapeva di retrocessione, la formazione ha giocato un miracoloso girone di ritorno finendo per sfiorare i playoff.
Quella dei Lupi della Sila è anche una piazza che si stringe ogni settimana attorno alla sua squadra; ce lo ha confermato la signora Natalina in questa splendida intervista. A lei, che ha superato i settanta, “né pioggia, né vento o maltempo possono impedire di andare allo stadio”.
Ha ricevuto un regalo dalla Serie BKT che premia la sua fedeltà di tifosa. Quanto è forte questo sentimento?
Proprio forte. Un attaccamento fortissimo. Mio padre era allo stadio cinquant’anni fa. Era un magazziniere. E io sono rimasta tifosa dei vecchi giocatori.
Lei va allo stadio a tutte le partite che il Cosenza gioca in casa?
Sì certo, e pure agli allenamenti. Anche mia figlia è affezionata; conosciamo i giocatori e, quando si allenano, noi ci siamo sempre. Purtroppo non riesco ad andare in trasferta ma qui, a Cosenza, non ho perso una partita. Pioggia, vento, maltempo… siamo stati sempre presenti.
Come vive il giorno della partita?
Una splendida giornata. Quando vado a vedere il Cosenza mi torna tutto il buonumore, mi passano tutte le tristezze, i pensieri. Mi diverto proprio anche alla mia età, ho settantaquattro anni finiti.
Nel giorno della partita condivide la passione con altri tifosi?
Sì, ho molti amici con cui vado allo stadio. Avendo fatto l’abbonamento, siamo sempre insieme nella tribuna A.
Essere tifosi del Cosenza ha anche un’importanza sociale?
Sì certamente. E adesso sono dispiaciuta dall’idea che le prossime partite siano a porte chiuse. E così gli allenamenti. Mi dicono che oggi, per esempio, la squadra sia al campo e, a pensare di non poter assistere alla preparazione, mi viene un attacco di nostalgia!
Quale sarà la prima cosa che farà quando riapriranno gli stadi al pubblico?
La prima cosa? Scappo, corro! Mi faccio passare tutto il “malanno” che ho! Guardare le partite in televisione non regala la stessa sensazione.
Lei consideri che quando giochiamo in serale arriviamo allo stadio alle sette di sera, quasi due ore prima. Allo stesso modo, quando giochiamo di pomeriggio, all’una e mezza siamo lì. Siamo sempre i primi.
In tutti i suoi anni da tifosa, qual è la partita che ricorda con più emozione?
Le risponderei tutte. Perché ogni volta, col Cosenza, è la stessa emozione. A oggi mi spiace che non ci sia il mister Braglia, perché con noi è stato un grande. Mi auguro che lo prendano ancora, perché è stata una brava persona, con tutti.
Se dovesse mandare un messaggio ai tifosi, cosa gli direbbe?
Di andare tutti allo stadio, quando sarà il momento, felici, senza polemiche. Per me il Cosenza è il Cosenza. Un grande amore.
Per concludere, cosa sogna per il prossimo campionato?
Di andare in Serie A. Il mio sogno è quello di vedere almeno una volta il Cosenza in serie A. Ma, piano piano, chissà. Per adesso l’importante è salvarsi, restare in Serie B. Penso che ce la possiamo fare.
La ringrazio per l’intervista.
Ringrazio voi per tutto quello che avete fatto, mi avete reso la persona più felice del mondo. L’intervista, il regalo… sono la più felice!

Giochiamo in casa… a La Spezia

Quando si parla di unicità, in Serie BKT, viene subito da pensare allo Spezia. A partire dal suo stadio, con la suggestiva curva Ferrovia quasi sempre al completo, l’identità degli Aquilotti vive da oltre un secolo attraverso campionati, vittorie, promozioni, fatica e grandi evoluzioni.
In casa si gioca al Picco, un gioiello in stile impero tirato a lucido ogni sabato, tra ferrovie e gru del porto.
Ed è qui che, prima della pausa forzata, si stava pianificando la scalata verso la Serie A.
Negli ultimi anni infatti, la squadra ha compiuto una splendida progressione qualitativa, sia nel gioco che nell’ottima gestione e, sicuramente nell’eccellente cura dello stadio.
Come la sua città, che ha un passato da porto militare, sta scoprendo una nuova vocazione turistica, così lo Spezia si è fatto protagonista di un cambiamento visibile nei suoi risultati.
Per Giochiamo in casa ci siamo fatti raccontare la passione che porta al Picco da Luana Oldoini, una storica tifosa spezzina che, alla domanda “quando si è innamorata dello Spezia?” ha risposto: “lo amo da sempre”.
Ha ricevuto un regalo dalla Serie BKT in quanto tifosa onoraria dello Spezia. E allora le chiedo: quanto è forte il suo sentimento?
Tanto. E in questo momento mi manca tantissimo.
Ma da quanti anni è tifosa della squadra?
Da quanti anni? Beh, in realtà lo sono sempre stata. Anche perché mio padre giocava a pallone e, attorno al 1947, ha militato nello Spezia; per darle un’idea della tradizione di famiglia. Con lo Spezia ci sono cresciuta. Poi per un periodo ho smesso di andare allo stadio, ma continuavo a seguire la squadra, perché mia figlia aveva cominciato a fare nuoto e questa cosa ci distraeva un po’ dal calcio. Dal 1985 abbiamo ripreso ad andare allo stadio, prima con i biglietti, poi con gli abbonamenti in curva e, infine, in gradinata. Sa, invecchiando…
Però quando andiamo in trasferta ovviamente andiamo in curva.
Le manca la curva Ferrovia?
Sa, io sono del 1946, per cui andare in curva vuol dire esporsi ai temporali, al vento. Quando piove, per una della mia età, è meglio stare in tribuna. Però, con il cuore, sono sempre in Ferrovia.
Ma lei si ricorda un momento in cui si è innamorata dei suoi colori?
Da subito. Anche se da piccola non è che capissi tanto, ma è sempre stata una parte integrante della mia vita.
Quali sono state le partite che più l’hanno emozionata, nei suoi anni da tifosa?
Sono state tante. Le partite col Napoli, quelle con il Milan in coppa, con la Juve quando era scesa in B e gli scontri col Genoa. Però quella che mi è rimasta più impressa è stata la trasferta a Padova dopo che, la settimana prima, eravamo andati in B. Al ritorno, la sera, abbiamo fatto tutti festa allo stadio.
Come sta vivendo questo momento di pausa dal campionato?
Che dire, ci manca tanto. ci manca proprio. Perché la partita la aspettavi tutta la settimana, che fosse in casa, che fosse andare in trasferta o, quando non si poteva, guardarla in tv.
Secondo lei l’essere tifosi della squadra della propria città ha anche un valore comunitario?
Penso proprio di sì, anche se mi reputo una tifosa di un’altra generazione, una tifosa di vecchia data.

Quando sono stato al Picco, mi sono reso conto che la tifoseria degli Aquilotti è davvero innamorata della sua squadra.

Sì, su questo ci puoi giurare. Questo lo puoi proprio confermare. Io penso che tra i tifosi allo stadio, ognuno, a suo modo, ami la propria squadra e faccia il possibile per sostenerla.
Se dovesse mandare un messaggio agli altri tifosi che in questo momento sono a casa, cosa gli direbbe?
Di crederci e continuare, perché dobbiamo andare avanti. Anche se adesso non abbiamo la possibilità di andare allo stadio, bisogna crederci e continuare ad andare avanti. Ma penso che non ci sia nemmeno bisogno di dirlo perché i nostri tifosi non aspettano altro.
Per concludere, che speranza ha per la sua squadra in questo campionato o nel prossimo?
La nostra speranza è sempre quella di andare in serie A, quando come e perché lo vedremo, però andarci, per toglierci questa soddisfazione. Abbiamo un grande presidente, per me è un presidente davvero valido, per cui possiamo avere fiducia.

Giochiamo in casa… a Frosinone

Nello scoprire la squadra, il primo desiderio che si ha è quello di fare una visita allo Stirpe per sentire il calore della sua tifoseria. Considerata la terza formazione del Lazio per importanza, il Frosinone sta vivendo l’apice della sua storia sportiva, con due stagioni in Serie A negli ultimi quattro anni e un campionato di Serie BKT che lo vedeva, prima dello stop, terzo in classifica.
Il suo stadio, lo Stirpe, un’eccellenza di architettura e restyling, è la casa di una squadra che sa emozionare ma, soprattutto, dei tifosi che quell’emozione la vivono ogni settimana.
Adesso che “Giochiamo in casa”, abbiamo chiesto di farcela raccontare da una delle sue storiche tifose, la signora Anna, che condividerà con noi la passione per il calcio, la sua delicatezza e una grande speranza per il futuro.
Quanto è forte il suo sentimento da tifosa?
È forte. Vuol dire passare la domenica allo stadio, in allegria.
Durante la settimana attendo con felicità il giorno della partita, è un momento che vivo molto intensamente.
Ma si ricorda il giorno in cui ha capito che sarebbe stato amore, con il Frosinone?
Ne conto diversi. Tra tutti, il giorno in cui abbiamo raggiunto la serie A, una cosa bellissima.
Ma anche quando siamo passati dalla serie C alla serie B. Naturalmente tutte le varie promozioni sono state dei momenti entusiasmanti; in quegli attimi cerchi un rapporto di vicinanza con i giocatori, con la squadra, con i tifosi, con tutti.
Il Frosinone ha un’emozionante storia sportiva: dalle serie interregionali fino alla Serie A, sempre mettendoci tutto il cuore. Come è stato vivere quei campionati da tifosa?
Veramente bellissimo, sono state giornate indimenticabili, qualcosa che vivi intensamente.
Con grande piacere, ecco. Non glielo so spiegare bene, ma è un sentimento importante. Anche se a livello di tifo allo stadio, una donna… ma adesso anche le donne partecipano intensamente al calcio.
Qual è stata la vittoria più bella che lei si ricorda di aver visto allo Stirpe?
Sicuramente l’ultima quando, vincendo contro il Palermo, siamo andati in Serie A. Quella è stata una vittoria (Frosinone-Palermo 2-0, finale playoff 2017-2018 n.d.r.) di un’emozione intensa, una serata indimenticabile. Spero di rivivere ancora un’emozione così grande. Chissà quando però spero di riviverla.
Come vive la giornata allo stadio?
Io vado con mio marito. Andiamo lì tutti e due, sempre un po’ prima dell’inizio perché ci piace assistere al riscaldamento delle squadre. E poi naturalmente partecipiamo attivamente ai novanta minuti. Sono talmente presa, durante la partita, che passo quelle due ore senza pensare a niente, mi stacco completamente dal resto. Al ritorno, abbiamo vinto, sono felice. Se magari non va così, sono un pochetto più triste, però nel calcio speri sempre di rifarti la volta successiva.
Qual è secondo lei, l’importanza di essere tifosi?
Chi non lo prova forse non lo può capire. Io infatti ho delle mie amiche che non si rendono conto dell’emozione e mi dicono: “Ma come fai ad andare allo stadio?”
Se lo provi e lo vivi, è importante nell’arco della tua vita perché passi delle giornate diverse dalla routine normale. E quindi, per me, è importante.
Infatti in questo periodo, in cui non ci sono più partite, un pochetto mi dicevo: “Mamma mia chissà che farei per rivivere cinque minuti l’andare allo stadio”.
Lei ha ancora delle speranze per questo campionato?
Io lo spero, però non so quanto sarà possibile riprendere completamente. Vedo che attorno alla ripresa ci sono tanti e tanti dubbi. Naturalmente lo spero. E poi spero pure che guardino la classifica. Dico sempre: “Ma se tre vanno giù, tre vanno su!” (ride). Ha capito quello che voglio dire? Ovviamente non so se il campionato ricomincerà, ho visto che i giocatori hanno ripreso ad allenarsi individualmente. Staremo a vedere. Io me lo auguro, incrocio le dita. Se no sarà per un altr’anno, sicuramente. Visto che abbiamo una buona squadra, un ottimo allenatore e la società è, ugualmente, un’ottima società, abbiamo tutti i presupposti per fare bene.
Se dovesse mandare un messaggio agli altri tifosi, che sono a casa per via di questo momento, che cosa gli direbbe?
Di tener duro nel senso che arriveranno giorni migliori e torneremo tutti insieme a tifare Frosinone.
Ma con qualcuno mi sento pure su Whatsapp, ci mandiamo il leoncino, i cuoricini gialloazzurri… (sorride).
Quindi già con qualcuno lo faccio; poi però a tutti dico che sicuramente un giorno, presto, torneremo tutti insieme. E speriamo, così finisce questa brutta storia; torneremo a tifare Frosinone e sicuramente sarà una bella giornata.

Giochiamo in casa… Empoli

Da sempre, quando dici Empoli, dici una squadra che ha saputo regalare emozioni da cardiopalma ai suoi tifosi, che ha vissuto incredibili campionati di Serie A e che, tra le sue fila, ha annoverato grandissimi campioni. Parliamo di una piccola città della Toscana che, senza troppi riflettori addosso, compie da anni vere e proprie imprese sportive, tra le quali la partecipazione in Uefa nel 2007-2008.

Per scoprirla, nell’ambito dell’attività solidale Giochiamo in casa, abbiamo scelto di farcela raccontare da una delle sue tifose più fedeli, Annamaria Sembloni che, da oltre quarant’anni, insieme al marito, vive il batticuore empolese al Castellani (ma spesso anche in trasferta).

MA QUANTO È FORTE IL SENTIMENTO DELLA SIGNORA ANNAMARIA TIFOSA?
Allora guardi, non lo metto al primo posto, perché al primo posto ci sono la famiglia, mio marito e la salute, però per il resto, per me, il calcio è una cosa troppo bella. Bellissima.

COME È NATA QUESTA PASSIONE PER L’EMPOLI?
Prima di sposarmi, non avevo un grande interesse per il calcio.

Poi quando ho incontrato mio marito e siamo venuti a vivere a Empoli, perché siamo nativi di Siena, lui da subito ha incominciato ad andare allo stadio; le parlo del 1965. Per quanto riguarda me, all’inizio non è che mi dicesse più di tanto così, invece di seguirlo, gli andavo incontro prima che finisse la partita. Per me voleva dire fare una passeggiata; lo stadio distava meno di un chilometro da casa mia. In quegli anni c’era la tradizione di aprire i cancelli durante il secondo tempo. A forza di andarci ho fatto delle amicizie e mi ci sono appassionata. Successivamente siamo tornati a vivere qui, nella zona stadio, a trecento metri dall’impianto. Da quel momento è nata l’amicizia coi calciatori e coi dirigenti, alcuni li conosco benissimo. Dipenderà dal fatto che a me piace il dialogo, mi piace la compagnia. E ora in questo periodo, senza partite, c’è un vuoto enorme attorno a noi.

QUINDI PER LEI IL CALCIO È UN VALORE CHE CREA COMUNITÀ.
Certamente. Io ora combatto, anche con me stessa, perché parlano di tutto ma non parlano di qualcosa che serva a farlo ripartire, questo calcio. È importante per le persone, per gli adulti e i giovani, è un elemento vitale perché il calcio fa parte di noi stessi. Non a tutti può piacere, ma io credo che in Italia, non voglio dire il 90% ma l’80% delle persone credo ami il calcio, tra Serie B, Serie A, la C dei paesi più piccoli: io la vedo così.

NEL PACCO HA RICEVUTO UN ALMANACCO, UN’ANTOLOGIA DI CAMPIONATI E PARTITE. QUAL È STATO IL MOMENTO PIÙ EMOZIONANTE VISSUTO NEI SUOI ANNI DA TIFOSA?
L’emozione più bella per noi di Empoli è stata la prima serie A. Però il match che ci ha fatto provare un sentimento incredibile, è stato quello spareggio che abbiamo fatto col Vicenza (Empoli-Vicenza 3-2 del 2012 n.d.r.). Abbiamo giocato qui a Empoli, di notte, e una delle due formazioni doveva retrocedere. Quel giorno il Vicenza era in vantaggio su di noi; loro si stavano salvando e noi si doveva scendere di categoria. Poi è successo di tutto. C’è stato un rigore parato, era una partita in cui con il pareggio ci si salvava noi, poi è arrivato Maccarone che all’ultimo minuto ha segnato uno spettacolare goal facendoci vincere.

Quella è stata l’emozione più grande che abbiamo vissuto, non lo dico solo io, i tifosi empolesi lo dicono tutti.

Poi la Serie A, la Serie A non si tocca guardi, per una città piccola come la nostra, rappresenta una grande fierezza. La prima Serie A è arrivata nell’86, io c’ho lo scudettino a casa (Inter-Empoli 0-1 n.d.r.).

Posso dirle una cosa? Parlando di A, io ci spero ancora. Perché se noi si riesce a far ripartire il calcio, io spero ancora nei playoff guardi. Pensi fino a che punto sono tifosa.

QUINDI NUTRE ANCORA DELLE SPERANZE PER QUESTO CAMPIONATO?
Sì le speranze ci sono ancora. Il presidente Corsi ce lo dice sempre; lui ci spera e anche noi tifosi tutti ci si spera. Perché se riparte il campionato, noi si può entrare nei playoff, perché ora siamo fuori per un punto. Per un punto c’è il Chievo prima di noi ha capito?

Mentre parlo ho mio marito alle spalle che mi dice: “Digli che noi sono quasi cinquant’anni che abbiamo l’abbonamento”.

È vero. Mio marito dagli anni Sessanta e io Ottanta, più o meno.

Questi siamo noi.

MA SE POTESSE TORNARE INDIETRO LO RIFAREBBE?
Sì certo. E le dico, a volte mi prende un po’ di malinconia, perché abbiamo ormai una certa età. Eppure io nutro la speranza di vedere l’Empoli ancora per tanti anni. Lei mi chiede se io, tornando indietro lo rifarei? Ma non una volta, di più! Ho tanti amici allo stadio, ma tanti davvero, anche tra i giocatori. Mi ha chiamato Bandinelli in questi giorni per dirmi del pacco. Mi ha chiesto se sono stata contenta. Abbiamo parlato della targa, io l’ho qui sul mobile, è stata una gioia riceverla.

I SUOI AMICI DELLO STADIO: LI HA SENTITI IN QUESTO PERIODO DI LOCKDOWN?
Sì tutti quanti. Mi hanno chiamato quando è uscita la mia fotografia sui giornali, su La Nazione e sul Tirreno: un bellissimo articolo.

Ho amici in tutto lo stadio, alcuni anche tra gli ultras. Anche se non fanno parte della mia categoria, guardi io ci sono affezionata. Loro vanno in trasferta, noi in trasferta ci andavamo prima, ma ora è qualche anno che cerchiamo di limitare questi rischi. Siamo stati a Torino, a Milano, a vedere l’Inter… lo abbiamo fatto per tanti anni. Ora, dico io a mio marito: si vuole continuare ad andare a vedere l’Empoli? Regoliamoci. Non che fuori non si vada più, anche l’anno scorso siamo andati. Qualche trasferta meno a rischio, qualcuna abbastanza vicina, Genova, Parma…

Per dirle, a vedere la Juve in trasferta ci siamo andati tre volte. Però con la Juve di solito ci fanno giocare in serale, a volte addirittura nel sabato di Pasqua. E questo per noi vuol dire tornare a casa alle quattro, quattro e mezza di notte.

Quindi son contenta però… diamoci una regolata!

Mamma mia che piacere mi ha fatto, questa chiamata è una gioia.

SENTA, MA LEI SE LO RICORDA UN TRIESTINA-EMPOLI 3-4?
Se lo ricordo?

CON TAVANO CHE SEGNAVA?
Certamente! Mi ricordo che… (sospiro). Allora lavoravo, ma il mio titolare era appassionato come me e tenevamo la radio accesa, per ascoltare la cronaca della partita.

Mi ricordo anche quello di Cesena, quello del rigore sbagliato con il Brescia. Si fece questo spareggio in campo neutro. Ora mi sfugge il nome di chi ha tirato il rigore all’ultimo, ma l’ha sbagliato e noi siamo tornati a casa con una tristezza…

Poi guardi, facciamo anche questa battuta, tanto che ci siamo, lei mi ha dato questa opportunità di parlare. Pensiamo a quanti giocatori e anche allenatori (ci voglio mettere anche loro) che sono passati da Empoli e che ora giocano nelle prime squadre. Prenda per esempio Rugani, che eravamo tanto amici, c’ho la maglia di Rugani, la maglia di Mário Rui, Hysaj, Montella… se si va indietro, quanti campioni sono venuti fuori di qui!

Noi abbiamo vissuto tutte queste esperienze, con l’Empoli.

Anche salutare un giocatore che va via fa parte dell’essere tifosi. Mi ricordo Paredes che ha militato con noi. Alcuni hanno giocato per poco tempo, ma altri hanno fatto carriera: per esempio Di Natale ci è stato una vita, è cresciuto qui.

Anche l’ultimo, Di Lorenzo, che è della Garfagnana. Lui era all’Empoli ed è andato al Napoli, ci è tuttora. È stato anche convocato in Nazionale qualche volta, anche se poi non ha giocato.

Sono tutte soddisfazioni che a noi ci riempiono di gioia.

PER CONCLUDERE QUESTA SPLENDIDA INTERVISTA, CHE MESSAGGIO VUOLE MANDARE AGLI ALTRI TIFOSI CHE, IN QUESTO MOMENTO “GIOCANO IN CASA?”
Allora io dico: rispettiamo le regole; sono di questo principio. Non ci facciamo prendere dall’entusiasmo di uscire tutti come prima. No.

Io dico rispettiamo le regole, si deve giocare a porte chiuse.

Se si vuole stare ad aspettare, con le dovute distanze ci si va, ad aspettare i giocatori. Lo dico anche ai miei amici e ai miei tifosi: rispettiamo le regole se si vuole arrivare a una soluzione buona, anche se è ancora presto.

Pisa-Cosenza il Christmas match della Serie BKT

Domenica prossima Pisa e, ovviamente, l’Arena Garibaldi Stadio “Romeo Anconetani” saranno protagoniste di uno spettacolo speciale ma soprattutto diventeranno il simbolo italiano dell’iniziativa #DonaUnMomento di BKT, gruppo multinazionale tra i principali produttori al mondo di pneumatici Off-Highway, title sponsor della Serie BKT e promotore del “buon proposito” di trovare e donare il bene più prezioso e inestimabile che abbiamo: il tempo. Un’iniziativa impreziosita anche dal patrocinio del Comune di Pisa e dalla collaborazione della Lega B.

La partita Pisa-Cosenza sarà infatti l’occasione per vivere emozioni speciali e per scegliere di donare il proprio tempo ai bambini dell’Associazione Dynamo Camp Onlus, beneficiaria dell’iniziativa che offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini e ragazzi, dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi o croniche. Sarà possibile dare un contributo sul sito https://my.dynamocamp.org/campagne/la-via-degli-orti/ oppure inviando un SMS al numero solidale 45519.

Inoltre BKT supporterà Dynamo Camp nell’importante progetto dal nome “La Via degli Orti”. Questo prevede la realizzazione di una strada accessibile a tutti che l’Associazione costruirà per facilitare gli spostamenti dei piccoli ospiti di Dynamo Camp e godere della Terapia Ricreativa anche all’interno degli Orti Dynamo. Per questo progetto è stato lanciato un crowdfunding con l’obiettivo di raggiungere 12 mila euro e BKT contribuirà in prima persona alla causa.

I tifosi potranno anche contribuire partecipando ad alcune attività uniche che BKT metterà a disposizione e che coinvolgeranno delle vere e proprie Legend del calcio, grazie al partner Operazione Nostalgia: Dario Hubner, Mauro Bressan, Gianluigi Lentini, Sébastien Frey, Lamberto Piovanelli e Vitali Kutuzov.

Nella fan zone che sarà allestita in via del Brennero 26 e che sarà aperta dalle ore 10.30 alle ore 18.30 (con ingresso a offerta minima) sarà possibile incontrare le Legend, chiedere loro autografi, selfie e sfidarli a biliardino o a Serie BKT PES.

I tifosi più generosi avranno poi la possibilità di fare un tour dello stadio pre-partita guidati dalle Legend, di vedere il match al loro fianco, o persino di poter partecipare alla sfida-palleggio in campo con le Legend durante l’intervallo.

Cuore della campagna benefica di BKT è l’hashtag #DonaUnMomento e BKT incoraggia tutti i tifosi a condividere tramite Facebook, Instagram e Twitter i video e le foto che raccontano questi momenti insieme, ispirando altre persone a fare altrettanto. E per ogni contenuto condiviso, BKT donerà un euro a Dynamo Camp, fino al raggiungimento di 2 mila euro. La campagna sarà rilanciata anche su tutti gli strumenti social della Lega B

L’intera campagna è attiva fino all’8 gennaio 2020 e ogni giorno sul sito web dell’iniziativa www.donateamoment.com vengono pubblicate nuove video interviste alle Legend, i loro contenuti extra, le foto e i video dai campi di calcio, le news e gli aggiornamenti sul progetto di Dynamo Camp, i post inviati da tutti coloro che hanno condiviso la loro idea di #DonaUnMomento e molto altro ancora.