Santiago dal Sudamerica: B Marzio è a Perugia con Colombatto
La rubrica che racconta i migliori talenti della Serie B ConTe.it fa tappa in Umbria con il centrocampista biancorosso.
Cappellino con la visiera, incedere molleggiato e sguardo sorridente. Santiago Colombatto ha il classico approccio da sudamericano che in Italia ci sta già alla grande. E’ arrivato oramai 3 anni fa ma si è ambientato alla perfezione: “ho girato tanto prima di trovare squadra, praticamente mezzo Paese. Ma poi alla fine sono ho trovato la mia sistemazione a Cagliari”. Merito di un amico molto speciale. “Sì, devo ringraziare Ivan Cordoba che mi ha preso sotto la sua ala e mi è stato di grande aiuto”. Poi sono arrivati i prestiti a Trapani e oggi a Perugia dove si è inserito subito, anche grazie ad una parlantina italiana praticamente perfetta. “La lingua è fondamentale, soprattutto per integrarsi nello spogliatoio di una squadra. La prima parola che ho imparato che non sia una parolaccia, è stata “Ciao”. E’ stato strano, perché da noi in Argentina “Ciao” si usa quando una persona saluta prima di andare via, qui invece si usa quando vai via e anche quando arrivi. Ecco perché all’inizio mi sembrava strano”.
Si è abituato presto Santiago che vive un po’ fuori Perugia insieme alla sua fidanzata ma i due vanno spesso in centro: “soprattutto per fare shopping”, aggiunge. A proposito di gusti. “A tavola mi piace un po’ tutto e con il tempo mi sono appassionato anche alla cucina italiana. La mia fidanzata è molto brava ai fornelli e la “milanesa”argentina è il suo piatto forte”. Prima dei pasti, ma anche dopo, non può mancare una “ronda di mate”. “Si tratta di una bevanda tipicamente sudamericana che si beve in gruppo. La ronda è il rombo con il quale ci si siede e tra una chiacchiera e l’altra si fa girare il mate che è un infuso di erbe e acqua calda”. Compagno di bevute nello spogliatoio del Perugia è Gonzalez. “In realtà è lui ad aver portato questa consuetudine nello spogliatoio perché per gli uruguaiani il mate è una sorta di vera e propria religione. Ma devo dire che a me è piaciuto subito e poi lo trovo un buon modo anche per fare gruppo”.
Santiago è un ragazzo che è cresciuto in fretta, e per di più lo ha fatto sempre lontano dalla famiglia. “Sono della città di Ucacha nella regione di Cordoba, ma mi sono trasferito a Buenos Aires fin da piccolo perché è lì che bisogna andare se vuoi fare il calciatore. Poi ora sono in Italia e con loro mi vedo solo quando abbiamo la possibilità di stare insieme per un periodo più lungo come nelle vacanze di Natale”. Si sentono sempre. “Almeno due o tre volte al giorno, perché altrimenti non riusciamo a stare”.
Mentre passeggia per il centro sportivo del Perugia vede i ragazzi del settore giovanile che si allenano sui campi adiacenti al Curi. “E’ una cosa bellissima, perché ricordo che anche per me allenarmi vicino alla prima squadra era uno stimolo continuo a fare meglio e a mettermi in mostra. Poi arriva la chiamata dai grandi e quel giorno dai tutto te stesso per farti notare. Oggi mi capita spesso di fermarmi qui fuori a vedere un po’ i loro allenamenti, e devo dire che se la cavano alla grandissima”.
La passeggiata nel “Percorso verde” di Perugia volge al termine. Sulla testa di Santiago torna a troneggiare il cappellino che era scomparso per le riprese e le foto. Non il sorriso e quello sguardo allegro che lo accompagnano sempre: in campo e fuori.