Ferdeghini come casa: B Marzio nella “cantera” dello Spezia

Ceccaroni e Corbo insieme a B Marzio raccontano la loro storia e le curiosità sul loro club.

Il cartello stradale che indica l’ingresso del centro sportivo dello Spezia ha scritto “Ferdeghini” ma per Pietro Ceccaroni e Gabriele Corbo quel nome si legge come “casa”. Sono cresciuti li, seppur in anni diversi. Pietro è del ‘95, Gabriele del 2000, e oggi condividono lo stesso spogliatoio, quello della prima squadra dello Spezia. “Sono arrivato negli allievi quando questo centro sportivo era ancora in fase di costruzione e ne ho potuto assistere all’intera evoluzione”, spiega Pietro Ceccaroni. “Per me, invece, è stato il vero punto di partenza nella mia avventura allo Spezia”.

Ridono e scherzano tra di loro, sintomo che lo spogliatoio della squadra è bello e compatto, nessuna differenza anche tra due ragazzi che hanno quasi una generazione di distanza. “In questo gruppo anche i senatori ti fanno sentire a casa – racconta Pietro – e anche quando sono entrato io per la prima volta mi hanno accolto a braccia aperte”. Dev’essere anche merito di una mentalità rivolta alla cura e all’attenzione del processo di crescita dei ragazzi. Gabriele è di origini napoletane ma oramai a La Spezia è di casa. “Fin dal primo giorno ho legato con i ragazzi del convitto dove vivo. Siamo un bel gruppo sia dentro che fuori da campo. E ora che mi alleno con la prima squadra mi sono subito sentito a mio agio”. Non ha ancora la patente e per andare agli allenamenti prende un passaggio proprio da Pietro che con la macchina gli fa anche un po’ da autista. “Sono cose normali per noi, anche questo è fare gruppo”.

Gabriele ha esordito in B una settimana fa ad Avellino ma ricorda perfettamente anche l’emozione della prima convocazione. “Quella volta in panchina contro il Palermo è stata bellissima, una cosa che non dimenticherò mai”, mentre per Pietro l’esordio ha fatto rima con vittoria: “e che vittoria. Gol decisivo del nostro difensore centrale all’ultimo minuto”.

Al centro sportivo Ferdeghini però c’è davvero tutto. Campi da allenamento, foresteria per i ragazzi che vengono da fuori e un ristorante caratterizzato da un tavolone a ferro di cavallo dove sullo schienale di ogni sedia c’è un numero, proprio come fossero altre maglie con i colori dello Spezia. “In realtà chi può si siede dalla parte del divano, perché è più comodo – spiega Pietro – ma è molto bello questo tavolo perché rende proprio l’impressione di un’unica famiglia, come quella che creiamo noi in spogliatoio”. In cucina se la cavano bene entrambi e quasi quasi gli viene voglia di mettere su una vera e propria attività. Il piatto forte di Pietro è l’orata al sale, mentre Gabriele è specializzato nella pasta all’amatriciana. Pur abitando a due passi da La Spezia (la famiglia è di Lerici), Pietro ha imparato a vivere da solo e a parte un paio di incidenti domestici con il bucato, è diventato anche un perfetto ragazzo di casa. “Io per ora sono ancora in convitto ma so che dall’anno prossimo dovrò farmi da fare anche in casa”, racconta ridendo Gabriele che a differenza del compagno si concede qualche serata di cinema con gli amici. “Il tempo libero io lo trascorro con la mia ragazza mentre durante le vacanze mi diverto a giocare a tennis”, racconta Ceccaroni.

 

Due ragazzi semplici e dalle abitudini ordinarie. Come quelle che hanno imparato tra le mura del Ferdeghini: la prima casa per tutti quelli che sono cresciuti e crescono ancora nello Spezia.